Sulle pendici del Monte Fiocca, sopra il paese di Arni, si trova il bosco del Fatonero.
L’origine di questo nome per alcuni deriva da FattoNero, per un possibile omicidio avvenuto in quel luogo tanto tempo fa e del quale oggi nessuno ricorda più niente. Per altri, invece, deriva da faggio nero e si dice che gli alberi vi crescessero così fitti, che a malapena vi penetrava la luce del sole in pieno giorno.
Oggi sopravvivono antiche leggende che testimoniano la presenza dell’antico popolo dei LiguriApuani, di origine celtica, con il loro culto degli alberi e degli spiriti tutelari della foresta.
Si crede che nel bosco vivano ancora oggi spiriti e folletti che di notte vagano, danzando in cerchi, laddove i raggi della luna riescono a filtrare attraverso la fitta boscaglia, creando giochi di luce magica.
Chi ha attraversato questo bosco di notte, dice che sia riuscito a sentire suoni inspiegabili e sconosciuti all’orecchio umano: voci, sospiri, lamenti e anche premonizioni per il futuro. Ma anche di giorno la sensazione che si riceve attraversando la boscaglia fitta e oscura è molto impressionante, perché sì ha quasi la certezza che a ogni passo qualche essere invisibile ci stia osservando.
Si dice che siano i folletti che durante il giorno sono prigionieri dentro i tronchi degli alberi.
Il vento che passa fra i rami ha il potere di svelare fatti miracolosi a chi lo sappia intendere e riveli anche il luogo dove si trova un tesoro favoloso nascosto in quel bosco da tempo immemorabile.
Si racconta anche di un pastore che in questo bosco vide una fata vestita di bianco, con una corona di foglie sul capo. Il giovane la invitò a ballare mentre egli suonava il suo zufolo e vide che la fanciulla ballava così leggera e sospesa nell’aria che i fili d’erba neanche si piegavano al suo muoversi. Il pastore poi, in segno di riconoscenza e amicizia, le donò dei fiori freschi che da poco aveva raccolto e che si trasformarono in tante monete d’oro appena la fata li ebbe toccati.
Il bosco è sempre stato considerato sin dall’antichità un luogo pericoloso per la grande quantità di fulmini che vi si abbattono, talvolta scavando nel terreno buche di notevole estensione. Si pensa che vengano attirati dalla considerevole quantità di ferro presente nella roccia, ma antiche leggende parlano di un luogo dannato a causa degli antichi riti pagani che vi si compivano e sul quale si scaricava l’ira divina.
In tempi recenti, un fulmine uccise in pieno giorno il figlio del Braccini, il pastore del luogo, che era stato invitato dal Coltelli per mangiare la polenta. Non vedendolo arrivare il Coltelli salì verso il crinale del monte e, sul sentiero che attraversa il Fatonero, trovò il corpo del Braccini stecchito perché colpito da una saetta.
Un’altra storia misteriosa riguarda due boscaioli che un giorno salirono nel bosco per abbattere un faggio.
Proprio mentre le loro accette affondarono nella scorza dell’albero, si udirono dei mesti e fievoli lamenti. I due uomini si guardarono intorno ma non videro nessuno. Dopo altri due colpi d’accetta, i lamenti si fecero più forti, quasi trasformandosi in grida di dolore, ma i boscaioli continuarono a lavorare fino a che l’albero non fu abbattuto.
Non appena le asce furono posate a terra, dall’albero si levò una voce che iniziò a raccontare una storia triste e sfortunata che incantò i due uomini costringendoli ad ascoltare fino a notte fonda. Quando il giorno seguente i due boscaioli tornarono in paese, raccontarono ciò che era loro successo e delle terribili visioni che erano apparse loro durante la notte nella foresta del Fatonero, come le strane figure che entravano e uscivano dai tronchi d’albero e gli spettrali bagliori che sfilavano processionalmente negli angoli più reconditi del bosco.
Tratto dal libro di Paolo Fantozzi (Le leggende delle Alpi Apuane)